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L’Italia, internet e i Borboni

I Borboni scendono in campo. Chi sono i Borboni? I nostri dipendenti, come li chiama Beppe Grillo. I Borboni sono lo stato, il governo, le regioni le province e i comuni, sono la volontà politica. Cosa hanno fatto i Borboni fino ad oggi per promuovere il turismo italiano in internet? Praticamente nulla. Dopo che un referendum è stato astutamente abolito il ministero del turismo è rimasto solo il monumentale sito dell’ENIT che come un dinosauro giace in un museo allo stato fossile, rimane lì con le sue informazioni sbagliate, vetuste, obsolete. Non posso mettere il link diretto al sito dell’ENIT perchè occorre l’autorizzazione che non ho nessuna intenzione di chiedere. Ma adesso ci siamo. Spendono 45 milioni di euro per fare un sito (si dovrebbe chiamare italia.it) che sarà il non plus ultra della tecnologia, tradotto in 44 lingue vive e 7 morte (non si sa mai), sarà finalmente attivo entro il 30 ottobre 2005. Non ho sbagliato a scrivere la data: doveva essere rilasciato più di sei mesi fa ma ancora non funziona un tubazzo.
ne parlo adesso perchè alla Borsa Internazionale del Turismo ho parlato con il gestore con uno dei tanti siti che presentano il nostro paese e che era piuttosto arrabbiato per la Borbonica iniziativa. Inizialmente il suo modo di ragionare mi ha fatto sorridere ma poi sono stato ad ascoltarlo e devo ammettere che non ha tutti i torti. Lui in sostanza dice: in tanti anni di latitanza dei Borboni è stata l’iniziativa privata a colmare questa grave lacuna e come il suo sono sorti molti altri siti che presentano l’Italia all’estero, adesso la “lodevole” iniziativa dei Borboni rischia di spazzare via il suo sito così come tanti altri e i relativi posti di lavoro. Meglio sarebbe stato (a suo dire) distribuire quei soldi a chi in questi anni si è fatto il mazzo per sopperire a una lacuna dello stato.
Non è che io sia completamente d’accordo con quello che dice ma mi sembra che ci sia un senso. In un periodo in cui lo stato cerca di privatizzare dato che è ormai piuttosto evidente che molte cose è meglio che siano gestite dai privati, alla luce poi del sunnominato referendum e considerando anche la scarsa figura che si sta rimediando (un progetto di questo tipo non può arrivare in ritardo di sei giorni, figuriamoci sei mesi), alla luce di tutto questo forse il collega non ha tutti i torti!

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